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Penne stilografiche: passione, piacere o status symbol

penna_stilo_2Negli ultimi anni è ritornato di moda farsi ritrarre con la penna tra le mani: giornalisti, politici, scrittori, professionisti, intellettuali, manager, tutti hanno il desiderio di far sapere al mondo che sanno scrivere. Ma davvero la penna stilografica è ancora un oggetto e un simbolo di distinzione e di privilegio culturale? Sembrerebbe proprio di si! Si pensa che nell’inconscio delle persone, sia rimasto il collegamento che anche dagli antichi, veniva fatto tra colui “che possedeva la scrittura” e il potere tout court. Lo scriba veniva effigiato tra i potenti, con lo stilo nella mano mentre successivamente, la penna d’oca permetteva di identificare subito e senza errore, l’amanuense e lo scrivano.

Ci sono oggetti che fin dalla loro nascita hanno una carica simbolica fortissima e tra questi, anzi tra i primi, vi è certamente la penna stilografica. Nessun altro strumento di scrittura ha potuto scalfire questa supremazia. Anche in tempi abbastanza recenti una stilografica di un certo tipo, poteva essere considerata un sogno che non tutti potevano permettersi.

La stilo più bella, di una particolare marca, era per i più, soprattutto il regalo destinato al bambino che faceva la prima comunione, all’adolescente che si cresimava, allo studente promosso alla fine del ciclo scolastico di scuola media o al diplomato e infine al laureato che coronava i suoi studi col riconoscimento più alto. In tal modo, quella stilo, regalata in una circostanza così importante, iniziava il rapporto che l’avrebbe legata anche per tutta la vita ad una persona, a ricordo del traguardo o del successo raggiunto, di un avvenimento comunque particolarmente significativo.

E’ anche in questo modo, così intimamente privato e riservato che scrittura e stilo assieme hanno vissuto una storia universale fatta di significati personali e di suggestioni collettive. Questa storia non crediamo oggi perda di significato, anche se videotelefoni, fax e soprattutto computer, insidiano con la loro immediatezza e praticità, l’immagine della penna.

Tutti questi oggetti tecnologici, però sono un’altra cosa; l’immagine della stilo, con tutti i suoi significati e i tanti compiti che l’uomo le assegna, non ultimo quel calore e quella soggettività di carattere e di tratto che esprime, non potrà essere sostituita da computer, cellulari e tablet. Chi ama le stilografiche e ne conosce la storia, può facilmente collegare periodi caratterizzati da forti accadimenti sociali, a una loro produzione più esclusiva, più preziosa. Grandi marche hanno combattuto per la supremazia dei loro prodotti e per la migliore tecnologia, con idee brillanti, valide tutt’ora. Alcune non sono sopravvissute alla dura lotta, non per questo devono essere dimenticate, anzi fanno parte della storia delle penne stilografiche.
In passato, ogni qualvolta la stilo diventava modello popolare, se ne creava subito un’altra con un materiale nuovo, resa magari pregiata dall’inserimento di argento ed oro, filigrane o pietre preziose. Magari costruita a mano in serie limitata o numerata.

Oggi si parla di stilo come status symbol, segno di personalità e di buon gusto, in linea con l’immagine positiva che tutti vorremmo dare di noi, ma anche come oggetto che gratifica chi lo possiede e che distingue chi lo regala. Tutto bene, non fosse per l’esasperazione che distingue la nostra società che ha alfabetizzato tutti e che produce e banalizza ormai ogni cosa.

La stilografica d’epoca, invece, riassume la storia, la cultura dei popoli, ha il fascino del tempo perduto e dell’antico rito del caricamento, il profumo dell’ebanite o della celluloide, le sue moderne nipoti hanno il fascino della tecnologia, dei nuovi materiali, della praticità e immediatezza quotidiana e in certi casi della preziosità o esclusività di serie numerate.

Sia le stilografiche d’epoca che quelle più moderne, però, hanno in comune l’esclusività del tratto personale e dell’odore acre dell’inchiostro e sono esse lo strumento di scrittura nobile, non di certo lo sono le penne classiche o peggio ancora computer, cellulari e tablet.
Di esse potremo divulgare sempre la conoscenza, la tecnologia, la storia, la cultura.
Dietro ogni penna stilografica c’è una storia che si potrà sempre raccontare.

 

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